Idrogeno, le startup e i bandi per un settore energetico in ascesa

Tra i primi Paesi in Europa per la quantità di brevetti industriali depositati in ottica di transizione verso l'idrogeno, specialmente quello 'verde' ovvero da fonti non fossili. Un risultato, certificato da un recente studio congiunto condotto dall'Ufficio europeo dei brevetti (Epo) e dall'Agenzia internazionale dell'energia (Aie), che conferma l'Italia all'avanguardia in un settore cruciale per i prossimi anni, soprattutto alla luce degli obiettivi e dei paletti fissati in sede nazionale e internazionale per centrare il risultato di un'economia più sostenibile e resliente. Basta pensare che l'Unione europea vuole arrivare a produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030, sostenendo questo sforzo con una apposita leva finanziaria che può arrivare fino a 3 miliardi di euro.

In particolare, il rapporto congiunto Epo-Aie fotografa il nostro Paese come il quinto più innovativo in Europa nelle tecnologie dell'idrogeno, considerate fondamentali per contrastare il cambiamento del clima, dietro a Germania, Francia, Paesi Bassi e Danimarca. Inoltre nel periodo 2011-2020 il 70% di tutti i brevetti sull'idrogeno provenienti dall'Italia sono legati a tecnologie verdi e attente alle ricadute sul clima. All'interno dello studio, inoltre, vengono citate alcune aziende italiane, come nel caso della società bresciana Danieli, gruppo a vocazione siderurgica e tra i massimi fornitori di soluzioni a base di idrogeno. O ancora De Nora, di base a Milano, attivo in vari settori dalla sanificazione delle acque fino all'elettro clorazione industriale. Di pari passo, è notevole l'impatto innovativo fornito dalle startup, dalla toscana Nemesys, capace di produrre idrogeno mediante l’acqua di mare ed installando elettrolizzatori di nuova generazione su piattaforme offshore dismesse e vincitrice del premio Next Energy 4 promosso da Terna, Cariplo Factory e da Fondazione Cariplo, fino alla trentina SolydEra o alla torinese Hysytech.

Un fermento stimolato da progetti pubblici. Su tutti i finanziamenti previsti dal Pnrr: è attivo un fondo per l’idrogeno di circa tre miliardi e mezzo che mirerebbe proprio a spianare la strada al nostro Paese per la transizione energetica ed ecologica per favorire la nascita di startup dell’idrogeno. Nel dettaglio, il progetto Prometeo è orientato nella creazione di una Hydrogen Valley, nello sviluppo di una mobilità a idrogeno nel settore ferroviario e ancora nell'introduzione dell'idrogeno green nell'industria pesante e nel potenziamento dell'idrogeno nella mobilità stradale. A livello locale, si distingue la Regione Emilia-Romagna, che punta alla produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.

L’obiettivo è la realizzazione di nuovi siti di produzione di ‘energia pulita’, soprattutto nelle zone dove vi siano insediamenti produttivi energivori, come ceramiche, cementifici, cartiere, petrolchimici e sistema della logistica. Lo stesso concetto è adottato dalla Lombardia, con un bando che intende favorire la nascita di distretti nel settore, con uno stanziamento che supera i 30 milioni di euro. Ma si conferma strategico anche il ruolo del Sud Italia: reti, stoccaggi e progetti green integrati nei gas verdi sono infatti al centro dei piani di Snam con un investimento fino a 23 miliardi entro il 2030. Un programma che partirà proprio dal Sud con l'adeguamento di 2.700 km di rete da Mazara del Vallo a Passo Gries e Tarvisio per il trasporto di idrogeno dall’Italia al Nord Europa.
 

Fonte: ClicLavoro
 

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